lunedì 18 giugno 2012

II FESTA SHARDANA LACONI 2012....intervento Cuccui

II FESTA SHARDANA LACONI 2012... DOMENICA/24/06 ore 10.00
 ANNALISA CUCCUI ci parla delle ERBE de SANTUANNI ....

La consuetudine dell’uso delle piante a scopi rituali (purificazione) è antica quanto l’uomo e nel passato le stagioni venivano scandite da periodi di celebrazioni tipiche del culto agrario e del mondo agro-pastorale.
La memoria riporta a oggi che tali periodi sono stati ripresi nelle quattro Tempora pervenute a noi negli scritti di San Filastrio, vescovo di Brescia (387 d. C.). Si trattava di quattro distinti periodi destinati a invocare e ringraziare la provvidenza divina per i frutti della terra e per il lavoro dell'uomo, da qui si ricordano diverse feste paesane legate al culto agrario:


·      Sant’Antonio (Sant’Antoni) il 17 gennaio festeggiato con il rito del fuoco, evidenzia un culto arcaico legato alla terra e risveglio della natura;
·      Sant’Isidoro (Santu Sidore) festeggiato nel passato in tutta l’isola il 15 maggio, protettore dei contadini.
Un tempo le processioni in onore del Santo vedevano la partecipazione di bovi aggiogati e inghirlan­dati con fiori di campo e la benedizione di tutti gli animali
·      San Giovanni Battista (Santu Juvanni) festeggiato il 24 giugno e legato alla tradizione fitoterapica isolana, con il rito del fuoco e dell’acqua;
·      San Michele Arcangelo (Santu Micheli) festeggiato il 29 settembre anticamente protettore dei terapeuti si celebravano riti di protezione finalizzati alla lotta contro il male.


Pare che tutti gli antichi riti agrari di protezione (propiziatori) prevedevano l’uso di maschere e rappresentazioni che in tempi più recenti vennero spostate al periodo del carnevale pur appartenendo alle celebrazioni dell’anno agrario che culminavano a settembre (apudanni/capidanni indica l’inizio del nuovo anno agrario). La tradizione delle «Quattro Tempora», originariamente legata alla santificazione del tempo nelle quattro stagioni, rappresentano una tradizione antica per celebrare le stagioni e il ciclo della natura, per mezzo di riti di protezione e purificazione finalizzati alla consacrazione delle stagioni al bene. In questo tempo si praticava un “digiuno depurativo” durante il quale si assumevano piante spontanee a uso alimentare che aiutavano a depurare il corpo e lo spirito, tutte officinali. Non si tratta di digiuni previsti dalla chiesa ..ma molto più antichi poiché il profeta Zaccaria parla di digiuno del quarto, del quinto, del settimo e del decimo mese; l'introduzione di tale pratica nella Chiesa cristiana sembra risalire ai tempi apostolici; questa è almeno l'opinione di San Leone, di Sant'Isidoro di Siviglia, di Rabano Mauro e di parecchi altri scrittori dell'antichità cristiana. Infatti il Messale Romano post concliare, al contrario del Missale Romanum A.D. 1962 in uso per la forma straordinaria, non prevede dei formulari propri per la celebrazione della S. Messa durante questi giorni, questo la dice lunga sulle origini di tale rito.  Quattro serie di tre giorni: mercoledì, venerdì e sabato di una stessa settimana. In inverno chiamato Luciae, il rito era considerato necessario per preparare la terra ad accogliere la vita, purificando spirito e corpo. In primavera chiamato Reminiscere, propiziatorio di un buon rac­colto. In estate chiamata Trinitatis, di ringraziamento per l’attività agricola propizia (fertilità); In autunno chiamato Crucis, riposo e conservazione della terra. Tali riti erano in stretta correlazione con le lunazioni (13) e le fasi lunari (4), ma anche la posizioni degli astri compreso il sole. Il culto della Luna è fin dai tempi più remoti, presente in tutte le antiche civiltà in ogni parte del mondo, portata agli onori degli altari e venerata dagli Egizi, dai Fenici, dai Persiani, dai Greci, dai popoli italici e dai popoli di tutto il mondo. Gli etnologi contano ben 1008 nomi differenti per la Luna. Il nome Luna deriva dall’antichissima radice indoeuropea "leuk" che significa "splendere". Nell’antica città di Efeso era adorata come Dea della Fecondità e veniva chiamata Diana o Lucina il tedesco "Mond" e l’inglese "Moon" derivano dal nome di una divinità "Men".
Gli antichi Egizi adoravano la Luna col nome di Iside, per gli Assiri e i Babilonesi la Luna si chiamava Sin-Samas-Istharn. Nella Grecia antica i due figli di Latona, Apollo e Diana, erano identificati col Sole e la Luna. In Grecia il culto degli astri fu introdotto dal vicino Oriente, venne così adorata anche Selene, la Luna sotto forma di donna. Gli Arabi l’adoravano sotto il nome di al-Lât che significa "nume dei numi".
Nei popoli germanici antichi la Luna veniva ampiamente adorata, vista come una cacciatrice che cavalcava durante la notte attraverso la foresta e di giorno in luoghi desolati. I documenti medioevali germanici le danno il nome di Holda o Holle "la benevola" (strega).Nell’Africa centrale, il popolo dei Watussi, la venerano tutt’oggi. Nel pantheon nipponico la Luna, chiamata Tsuki-yomi-no-kami, occupa ancora oggi uno dei posti più elevati. Nell’antica Roma non mancavano i sacrifici umani sia a Diana che ad Artemide dee della luce notturna (dee lunari).
Da sempre la periodicità delle stagioni viene collegata alle fasi lu­nari, l’osservazione empirica insegnò ai nostri avi che esisteva una forte relazione tra cicli lunari e sviluppo della vita, in modo particolare la nascita e sviluppo della vegetazione.
Dagli studi sul popolo antico nuragico e i grandi megaliti che sono arrivati sino ai giorni nostri arrivano le conferme sul culto lu­nare (pozzi sacri e nuraghi) e la divinità vienne oggi individuata come Dea madre celeste. Il Sole, principio maschile, e la Luna, principio femineo, formavano la coppia divina. Il segno grafico della Luna deriva dal geroglifico usato dagli antichi greci (una falce, un mezzo cerchio, una mezzaluna, simbolo quest'ultimo che esprime passività).  La Luna si limita a riflettere la luce del Sole, quindi simboleggia un carattere di ricezione, di accoglimento femminile. Fatto sta che da sempre dall'Antico Egitto, all'Antica Cina, dalla Roma Imperiale e perfino nella corte dell'illuminato Carlo Magno esistevano funzionari preposti all'osservazione dei moti della Luna. Non tutti sanno che fu Ippocrate per primo, 400 anni prima di Cristo, a dividere l'anno solare in tredici lunazioni. Ogni lunazione era definita da un nome che descriveva l'azione sulla natura e in particolare sulle piante. La conta delle lunazioni iniziava sempre con la luna nuova di marzo (la prima lunazione di primavera) e si concludeva con quella di aprile. Verso il termine della lunazione aumenta l'attività di sviluppo delle piante (equinozio di primavera). La quarta lunazione che iniziava a giugno (delle praterie) fase molto importante per la vegetazione: è il tempo del Solstizio d’estate e l'attività della natura è al suo apice (nelle piante si intensifica la circolazione della linfa). Alcune tribù brasiliane chiamano la Luna “Madre delle Erbe”, in Mesopotamia si parla di un dio lunare (Sin) considerato il creatore delle erbe.
In Polinesia, Melanesia e Cina antica esisteva la concezione che le erbe fossero il prodotto diretto della Luna.  Nel periodo nuragico le pratiche agrarie si sono intrecciate ai culti lunari e la correlazione simbolica tra cicli lunari e crescita della piante ha enfatizzato l’aspetto materno della Luna, rafforzando il mito della Dea Madre, in tutto il mediterraneo, ma anche in altre culture.
Osservazioni empiriche sottolineavano lo stretto rapporto tra Dea luna e Dea terra, le due grandi madri: alla morte seguiva una rappresentazione di rinascita. Alcune culture la rappresentano come Dea bianca, stranamente alla luna nuova (crescente) veniva associato il colore nero (Iside, le tre vergini cristiane).
In Sardegna ci sono varie testimonianze di questi culti nuragici, ritroviamo infatti diversi toponimi sia di luogo che di siti nuragici! Nel passato si era osservato che ogni fase della luna ha una sua forte influenza sui principi attivi delle piante strettamente collegata alla stagione e al clima (piovosità e temperatura). Il momento considerato più propizio per la raccolta delle erbe è il Plenilunio (a luna prena). Ogni parte della pianta veniva raccolta seguendo delle regole ben precise. Per esempio i fiori venivano raccolti in primavera e in estate, in pieno sole a mezzogiorno in luna crescente o piena era propizio il periodo del solstizio d’estate dato che i principi attivi sono al top. Perciò è da sfatare ”la regola” che tutte le piante raggiungessero il tempo balsamico la notte del solstizio d’estate, meglio conosciuta come notte di San Giovanni Battista (24 giugno), e comunque anche quelle preposte a tale notte a seconda del clima potevano anticipare o ritardare il raggiungimento del tempo balsamico. Fatto sta che in tale notte si consacravano e si benedivano mediante rituali le piante sia raccolte che conservate (Diritti riservati FIZZAS DE LUNA. Antiche esperienza di cura delle contadine di Sardegna Zènìa Editrice di Mario Murru).